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Comune di
Offanengo

Breve storia del Comune di Offanengo

Cenni Storici

L'insediamento sparso al di qua del fiume Serio (che poi fu chiamato Offanengo) era una località a dossi e abitato dagli Insubri, poi incluso in epoca romana nella Gallia Cisalpina. Quando l'Impero Romano decadde, via via la regione venne occupata da gruppi di popolazioni nordiche che si spostavano alla ricerca di terre più fertili, tra questi i Longobardi, ai quali è da far risalire il toponimo "Offanengo" che forse significa "luogo alto", in conformità al fatto che i nuclei abitati erano situati su alture. Il più antico documento è del 947 e parla di un territorio chiamato AUFANINGO, AUF=sopra, INGO o ENGO=stante, ma si può ritenere che i luoghi fossero abitati anche molto tempo prima in quanto i documenti di cui sopra attribuiscono alla zona notevole importanza e citano la presenza di alcune chiese (Maria Purificata e S. Lorenzo) riconducibili al IV e V secolo.

A giudicare dalle armi (lance, spade, scudi, speroni) rinvenute nelle tombe scoperte a Offanengo negli anni sessanta, è possibile dedurre che gli occupanti appartenevano alla classe nobile, di alto rango e che Offanengo doveva costituire un importante distretto militare sulle vie romane (Brescia-Lodi) che attraversava il Cremasco. Dopo che i Longobardi furono sconfitti dai Franchi, le terre fiscali (del Re) furono divise tra i grandi monasteri e le famiglie feudali. Offanengo fu infeudata a un ramo dei Gisalbertini di Bergamo, i Conti di Offanengo.

In Offanengo, sorgeva un castello rafforzato da quattro torri di difesa con mura merlate, occupato nel 1412 da Pandolfo Malatesta, signore di Brescia, ripreso nel 1416 dal cremasco Giorgio Benzoni e da lui raso al suolo affinchè non fosse più strumento di offesa per la città di Crema. Data la sua posizione non lontana da Crema e Cremona, Offanengo fu partecipe delle discordie tra le due città per il possesso dell'Isola Fulcheria.

Intorno alla metà del XV sec. il paese entrò a far parte della Repubblica di Venezia con il vantaggio di stabilità politica ed economica. Durante il governo della Repubblica Veneta infatti, Offanengo, come gran parte del Cremasco conobbe un periodo di operosa tranquillità: fu favorito lo sviluppo dell'agricoltura anche mediante bonifiche e si provvide alla costruzione di rogge di irrigazione. il nucleo abitato, a prevalente tipologia rurale, assunse in quegli anni la configurazione viaria che si riscontra attualmente nel centro storico, mentre la distribuzione degli edifici doveva restare pressochè immutata fino alla seconda guerra mondiale.

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L'oratorio di S. Rocco fu costruito intorno alla prima metà del XVI sec., in occasione della pestilenza del 1527/28 e rappresenta una significativa testimonianza del culto tributato a questo popolare santo, protettore dei malati di peste. E' il più antico monumento esistente in Offanengo ed è un ottima testimonianza dell'architettura lombarda di quel periodo. Si distingue per il pregio architettonico e per l'interesse della decorazione interna, in particolare degli affreschi che ne adornano la zona absidale, eseguiti sicuramente dopo il 1566.

Anticamente le Pievi o chiese battesimali sorgevano in luoghi importanti. Solo nelle Pievi si poteva battezzare, cantare messa e solo 3 volte all'anno tenere il Capitolo, cioè adunanze dei preti che dipendevano dalla chiesa battesimale. Nel X sec., le chiese che pur non essendo cattedrali avevano dei canonici che facevano vita in comune, rispettavano una regola e tenevano il Capitolo, si chiamarono Collegiate. L'attuale Collegiata di Offanengo è dedicata a S. Maria Purificata ed è del 1896, anno in cui la precedente venne demolita. Internamente presenta 3 navate movimentate da arcate alternate da semicolonne di gusto classicheggiante.

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La Chiesa della Madonna del Pozzo venne costruita alla fine del XVIII sec. in sostituzione di un piccolo oratorio isolato. Sul piazzale della chiesa sin dai tempi antichi si festeggiava l'otto Settembre con una fiera, la natività della vergine Maria. La chiesa si presenta con tratti lineari e semplici arrichita all'interno dagli ornamenti dell'altare maggiore. Il nome deriva dal pozzo che ancora oggi esiste nella casetta del romito (eremita), attualmente casa del custode


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